
Abbiamo ricevuto un ricordo su Guido Levi nelle vesti di “insegnante” sul campo. Lo pubblichiamo con piacere.
Mi chiamo Paola Ortolani, ho 27 anni e tutto il mio percorso professionale ha come principale soggetto la luce: nel cinema, nella fotografia, nel teatro. Per me la luce è il motore di tutto.
Ho incontrato Guido Levi dopo aver conseguito il diploma di primo livello in Fotografia, cinema e televisione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, perché avevo frequentato un corso di illuminotecnica per il teatro e ne ero rimasta molto affascinata. Proprio per questo, come relatore della mia tesi, ho scelto Cesare Accetta, light designer e direttore della fotografia napoletano.
Il corso di Guido Levi era gratuito e faceva parte del progetto “Titanogonia per Prometheo”, tenutosi presso “The Beggar’s Theatre – Il Teatro dei Mendicanti” nella ONLUS “Figli in famiglia”. Durò circa un mese e andavamo lì tre/quattro giorni a settimana per preparare uno spettacolo con i ragazzini della ONLUS, tutti provenienti da un quartiere di Napoli molto disagiato, San Giovanni a Teduccio.
Tutto ciò che diceva Guido era affascinante: ci raccontava un po’ della sua vita, dell’Africa, di come creava il disegno luci per uno spettacolo. Parlava con esempi e aneddoti. Mi è rimasto impresso quando disse che per illuminare una scena notturna scelse un giallino chiaro invece del consueto blu, “perché la Luna è giallina e non è blu”, disse, e raccontò di come nessuno era convinto della sua scelta finché poi non videro la scena finale e si convinsero tutti.
Era una persona molto umile e disponibile, forse troppo: mi ricordo che venendo in sede, per strada dei ragazzini rubarono qualcosa come 100 euro con una scusa, ma lui provava lo stesso compassione per loro. Dietro tutto questo, però, si vedeva che era una persona malinconica, si sentiva anche solo standogli vicino. E però sempre disposto a trovare soluzioni.
Quando, dopo tante peripezie riuscimmo a finire lo spettacolo, il giorno della prima ci fu un guasto e si dovette riavviare il generatore di corrente, per cui lui perse tutte le memorie che aveva realizzato: durante lo spettacolo dovette quindi fare il disegno luci al momento, ma fu comunque bellissimo.
Ricordo che mi arrabbiai moltissimo al termine dello spettacolo, perché nonostante lui avesse salvato il tutto durante gli applausi nessuno nominò Guido, ma quando glielo dissi lui pareva molto infastidito dal mio commento, non gliene importava niente dei riconoscimenti e io ci rimasi molto male perché non capivo come fosse possibile. [ndr: Guido Levi non è mai salito sul palco per gli applausi, per scelta]
Da quell’incontro sono trascorsi circa cinque anni. Paola nel frattempo è andata avanti e ha dato vita anche a una start-up: Seven Half Lab. Dopo diversi lavori nell’ambito degli audiovisivi insieme ai suoi colleghi – membri dell’attuale team – ha deciso che era arrivato il momento di creare qualcosa di indipendente in modo da non appoggiarsi ad altre imprese o enti. Nel frattempo ha realizzato un corto, finalista per la sezione Innovation Film Festival del Web Marketing Festival che si svolge a Rimini il prossimo luglio, e non ha abbandonato il lighting design: sta preparando il disegno luci per lo spettacolo, La pazza di Chaillot” di Jean Giraudoux.